Diamoci un taglio….mai più CUTTING!!!

Diamoci un taglio….mai più CUTTING!!!

Tagliarsi è un comportamento che spesso comincia nell’adolescenza, intorno agli undici anni, diffuso soprattutto tra le ragazze.
Non c’è un’unica spiegazione che renda conto dei motivi per cui una persona può decidere di tagliarsi. Se alcuni ragazzi e ragazze si tagliano, è per controllare e interrompere, in modo indiretto, un dolore mentale troppo forte, un’angoscia troppo intensa e insostenibile: preferiscono soffrire nel corpo che psicologicamente, preferiscono il dolore fisico al dolore emotivo e fanno in modo che il dolore fisico prenda il posto di quello mentale. Le ferite inflitte al corpo sono un mezzo estremo con cui lottare contro la sofferenza psicologica.
Per altri adolescenti tagliarsi è un modo per percepire di esistere ed essere vivi: meglio un dolore fisico che non sentire niente o sentirsi vuoti e inutili.
Tagliarsi dà l’illusione di un sollievo, a volte addirittura euforia, come se dai tagli fuoriuscissero finalmente le emozioni che non si riescono a tollerare dentro di sé: la disperazione, la tristezza, il sentirsi rifiutati, la solitudine e soprattutto la rabbia verso qualcun altro da cui si sente di dipendere e che si teme si allontani, che rischia però di essere ridiretta verso se stessi.
Tagliarsi, ma anche bruciarsi con le sigarette (burning) o marchiarsi a fuoco la pelle con un laser o un ferro rovente (branding) o grattarsi sino a farsi uscire il sangue, permette, in assenza di strategie più mature e funzionali, di ristabilire un equilibrio, di ricollocarsi nella propria vita, di esprimere la propria indipendenza affettiva dai genitori o una sfida nei confronti delle regole che questi ultimi vogliono imporre.
I segni e le cicatrici lasciati da questi gesti autodistruttivi racchiudono una sofferenza per la quale la persona non ha ancora trovato parole per raccontarla e spiegarla.
Cutting, burning e branding sono comportamenti frequenti durante l’adolescenza più di quanto si pensi. E questo non è un caso, se teniamo presente che il corpo che cambia, amato e al tempo stesso rifiutato, è il terreno di battaglia di ogni adolescente, di ogni ragazzo e ragazza.
Con il tagliarsi, l’adolescente cerca una disperata via d’uscita dalla fatica per lui insostenibile della crescita, dal senso di fallimento per il non sentirsi in grado di farcela a diventare grande.
Che fare dinanzi all’autolesionismo?
Reagire con rabbia, punizioni, colpevolizzare questi comportamenti autolesionistici come ragazzate o ridurli alla mera richiesta di attenzione non serve a molto.
Sono gesti che racchiudono una profonda sofferenza e sono considerati il miglior modo che la persona ha sinora trovato per far fronte ai suoi problemi e continuare a vivere. Probabilmente non ne è affatto fiera, anzi se ne vergogna e pensa che nessuno possa capire cosa prova.
Se si vuole aiutare un amico o un figlio che si taglia o si fa del male in altro modo, il punto di partenza è non giudicare e offrire sostegno. Offrire sostegno vuol dire evitare ultimatum, punizioni o minacce: se fosse stato facile, la persona avrebbe già smesso. Offrire sostegno significa anche aiutarla a riconoscere le emozioni e a gestirle in modo diverso che con i tagli, incoraggiarla a capire a che le serve tagliarsi e a individuare strade più sane per esprimere i suoi stati d’animo. Tutto questo non è facile da affrontare da soli e rivolgersi a un esperto è il più delle volte la cosa più sensata. Se ritieni utile parlarne più approfonditamente vienici a trovare allo Spazio Giovani del Consultorio Familiare (i giorni e gli orari li puoi trovare nella pagina Chi Siamo di questo sito).

 

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